Avvinto allo sfinimento, al fluire lento e inesorabile del mio destino, vivo, oramai, solo nel ricordo delle mie emozioni e di battaglie, spesso perdute. Vano il tentativo di sottrarmi all’asfissiante calendario del materialismo, mi rifugio, in questo giorno cupo, nella solitudine emozionandomi all’ascolto della melodia della pioggia, abbandonato nella meditazione profonda, intima, alla ricerca di me stesso, del mistero della vita e dei perché. In balia degli eventi, riesco a sognare: non isole sperdute, non gesta eroiche, non successo, non la fama… ammaliante mi seduce il fascino misterioso e ineffabile della morte.

Nel paese (scritto volutamente in minuscolo) delle meraviglie in cui ‘quello che accade al di fuori dei sacri confini nazionali, in un continente di barbari ingrati che abbiamo tirato fuori dalle capanne, poco mi interessa’, da ‘La costituzione più bella del mondo’ a ‘Siamo. Un paese. Di merda.’ è un attimo, quando ad essere intaccati sono i propri interessi personali.

Oltre la sconfitta / oltre la sofferenza / oltre la solitudine / oltre la malinconia. // La liberazione / oltre la rete invisibile / del mistero della vita / nel silenzio assoluto.

Riflesso vedo il mio sguardo attonito // sull’orizzonte deturpato, oltre la finestra. / Frapposte a distese di vigneti asettici depauperati / da ‘stagionali’ vestiti come palombari / si stagliano forme anonime, di case sterili… tutte uguali / ricolme del nulla; dell’opulenza ostentata, / comprata a rate e del vuoto di chi le abita. / Sovrano vi regna lo starnazzare di ‘Uomini e Donne’, / del ‘Grande Fratello’… le ovazioni del campionato. // In strada, torme di bambini urlanti, / come schegge impazzite, abbandonati a se stessi / figli di genitori in balia del ‘algoritmo’ / a caccia di ‘like’ / con il trolley sempre pronto / per il ‘last’ su mete lontane… i nonni all’ospizio. // Belli, vestiti alla moda / con occhiale da sole, scarpe griffate; / marziali e impeccabili nell’atteggiamento di circostanza / a parole, persino solidali… non si sa mai! // Depositari della verità assoluta, sentenziano / con la stessa disinvoltura di politica estera, finanza internazionale, / vaccini, cambiamenti climatici, sport… ‘Ferragnez’. // Piove ora sui ‘sepolcri imbiancati’. // Cadono le maschere del perbenismo. / Le citazioni di libri mai letti: Dostoevskij, / Nietzsche, Orwell… Oriana Fallaci, / si trasformano in un crescendo di / espressioni di disappunto, imprecazioni / bestemmie irripetibili… quando / i primi chicchi di grandine rimbalzano / sulla capote della macchinina nuova. // Nel fuggi fuggi generale, ben presto / le strade si spopolano; domina incontrastata la furia del vento / e il mio sguardo, / alieno in questo mondo, improvvisamente / si rasserena. La notte, infine, tutto si placa / al brillare delle stelle, respiro aria nuova / e nel silenzio assoluto // io, solo, ora sogno!

Sfuggito al pantano del mondo / tra i miei fiochi pensieri / confusi, cullati nel vento / al lento sbocciare di un fiore / che nessuno coglierà. // Irrompono nella mia solitudine / solo pochi e vaghi ricordi / ormai lontani… sommersi dai perché / e un desiderio indicibile. / Inerme, consumato dal dolore / di ferite mai rimarginate / cerco invano le orme del mio passato / cancellate dall’ira del mare. / Rassegnato mi inchino al mio destino.

Brillano sulle spine / le mie lacrime / come gocce di rugiada, / alla luce di crepuscoli ardenti /
oltre le fronde tremule, / prima delle notti inquiete. // Svaniscono le stelle / sul fluire lento del fiume e / leggera al respiro del vento / si spande, immensa, l’oscurità. / Io, solo, meditando / in attesa del silenzio senza fine.

Gaio, l’alba, / richiama l’usignolo. / Mesto mi avvio / eclissata la speranza // incontro all’inferno.

Capita, nel silenzio dei segreti, delle parole non dette di ripensare a me stesso lontano dal falso-moralismo, dalla ipocrisia di circostanza e di rimettermi in discussione con gli altri; tanto e tale sembra incolmabile il divario che mi separa. Tra le innumerevoli passioni umane, tutte diverse, a volte nobili, ma perlopiù meschine, si manifesta l’astuta crudeltà mascherata sotto forma di ambizione e orgoglio. L’ardore, l’impeto sincero, lo slancio generoso, il trasporto amoroso, il sentimento genuino si trasformano spesso in frenesia, furore, febbre, eccitazione, esaltazione, fuoco indomabile… fanatismo, il cui fine ultimo, calpestando tutto e tutti, è rappresentato dal successo personale, dalla carriera, dalla prevaricazione dell’uno sugli altri emblema questo delle persone che vengono percepite di successo nella società attuale.
Capita allora di non avere rimpianti per il mio fallimento, per la mia sofferenza… per la mia solitudine, in una vita spesa alla ricerca dei valori essenziali e profondi che mi permettono di emozionarmi innanzi alle meraviglie del creato.

Contestualizzata ai nostri giorni ritmati dalla legge dell’apparenza, la mia solitudine è una scelta. Amo la riflessione, la quiete, il silenzio, l’umile e sincero discernimento, convinto, come sono, che la saggezza sia destinata a maturare attraverso la meditazione profonda e personale e che abbia come punto di partenza il riconoscimento della propria ignoranza nei confronti degli altri e di ciò che ci circonda. Va da sé, che questo atteggiamento, per i più è quello del perdente; per chi continua a segnalarsi, a stare sulla cresta dell’onda, ad amare la visibilità, il primo piano, la notorietà anche se è spesso fatua e vacua. Ecco allora che anche la perdita di chi credevi amico, non provoca una ferita, bensì una medaglia; allontanarsi di chi si leva in alto come ‘le spighe vuote’ che ondeggiano in direzione di come soffia il vento, rappresenta motivo d’onore; la morte come gesto estremo per sfuggire all’ignoranza, una vittoria!

È nella follia dei miei pensieri, maturati nelle notti insonni, che ritrovo l’ispirazione per rinnovare le sfide alla quotidianità. Come un vecchio salice morente sulla riva del fiume, osservo il fluire lento e inesorabile della vita, inafferrabile come l’acqua tra le mani; cadenzata dalla follia dell’accumulo, dall’idolatria del denaro di chi, inseguendo in quell’illusione dorata che rende incapaci di reagire alla tentazione di quel luccichio e si rende schiavo del fascino del benessere ostentato. Esausto dalla lotta impari, forse rassegnato, rilancio la lotta al non-senso che si esprime nella sequenza noiosa di gesti obbligati, riscoprendo l’intelligenza e la genialità che si cela nei gesti spontanei, ma creativi, delle cose semplici, ma originali.

In questi momenti di attesa in balia della sorte, in bilico tra la speranza e l’oblio, sono divorato dal rimorso cocente. Nel richiamo silente della disperazione bramo l’attimo intimo, profondo… irrevocabile: la morte, nobile e liberatoria.

È un momento penoso, oserei dire insormontabile. A volte i miei pensieri sono chiari e limpidi nella mia testa, i sentimenti profondi, eppure non riesco ad esternarli. Credo sia più che altro per la vergogna. Mi sento impacciato, non ho il coraggio di mostrare ciò che realmente penso, ciò che sono.
La mia vita è diventata un dialogo ininterrotto con me stesso. È tutto così patetico; rinchiuso nella penombra della mia stanza a rimestare i miei pensieri, le occasioni perdute, il tempo passato. Il continuo rimuginare ha prodotto in me un tale sconquasso da rendermi annichilito, inerme; totalmente infastidito dal fragore della vita che scorre festante nel vuoto del materialismo. In generale la mia vita gira intorno all’essenziale, un po’ per scelta e un po’ per necessità: la necessità conseguente alla rassegnazione; alla ineluttabile abnegazione della tragica mediocrità dilagante. Da un punto di vista intellettuale, e più in senso lato nell’affrontare le problematiche della vita, sono in grado di valutare e prendere posizioni in merito alle situazioni, in modo netto e personale apparendo per questo, persona presuntuosa e arrogante, soprattutto in quei contesti dove ci si confronta con chi vive in schemi preconfigurati e dove non ci sia spazio per i falsi moralismi o le retoriche di circostanza. Eppure, malgrado la mia lucidità di pensiero, nel mio intimo, mi ritrovo a combattere con il retaggio della demagogia assorbita nell’infanzia e dalla quale, forse per legame affettivo che ancora conservo, non riesco a distaccarmi.
È cosi che ad un’analisi più profonda dei miei conflitti emergono le mie debolezze, la mia sconfitta in una società a cui sono estraneo e verso cui, di fatto, non ho il benché minimo rimpianto.
Se la parola ‘inferno’ ha un senso la applico a questo periodo della mia vita; mai come ora, sognando la pace, ho desiderato la morte.

Sono sempre più convinto che, quella del secolo scorso, sia stata un’occasione perduta e, probabilmente, non più ripetibile.

Mi chiedo cosa possa dare ad un Paese normale uno che, a 72 anni, si fa chiamare ‘Chicco’.

Ma appunto, si sa, l’Italia non è un Paese normale!

Imbarazzante, dopo ottant’anni ancora la solita retorica di sempre. Senza rispetto per i morti, senza rispetto per la verità, senza vergogna.

Laddove risiedono l’oppurtunismo e l’ignoranza, la propaganda regna; anche quando la verità è sotto gli occhi di tutti.

‘La prima puntata di Parlare, leggere, scrivere, il programma, che Tullio De Mauro e Umberto Eco scrissero e curarono per la Rai nel 1973, illustra come nel dopoguerra in Italia, tra italiani, non sia possibile capirsi, è come se ognuno parlasse una lingua straniera.’

‘Il termine NAZIONE indica propriamente un insieme di persone che hanno in comune l’origine, la lingua, la storia, la cultura e le tradizioni, e che hanno coscienza della loro unità.’

Basterebbero le succitate menzioni per capire!

Il dissenso, laddove concesso, o è esso stesso funzionale ai propositi che vorrebbe contrastare, o non vale un emerito cazzo chi lo manifesta. 

‘Recruiting’, ‘headquarter’, ‘branch’… ‘benefit’. 

Democraticamente avete instaurato un ‘Sistema’ di merda? Autocraticamente, per quanto mi riguarda, il vostro ‘Sistema’ di merda ve lo mantenete. 

Bisogna riconoscere che le uniche mamme felici che si vedono, sono quelle delle pubblicità.

Non sorprendono le dichiarazioni degli esponenti del governo dei sovranisti. Resta piuttosto da definire, a quale livello di acutezza mentale rimanga incagliato il potenziale intellettivo dei ‘patrioti’ che li sostengono. 

Candida brina  
sugli alberi in fiore –  
Algido il respiro  
della tua anima  
sul mio destino. Cupo 

Ci sono voluti quasi ottant’anni affinché seppur lieve, si intravedesse qualche scalfittura sul granitico fronte della farsa spacciata per liberazione.  
Quanti anni saranno ancora necessari per smascherare la truffa massonica dello straccetto tricolore?  

Notte soave 
abbracciato alla solitudine – 
fiori di pesco 
brillano nel cielo 
come stelle i miei sogni. 

Torme di patrioti da tastiera in subbuglio per rovesciare il sistema. Poi tutti in fila a farsi trapanare il naso per poter continuare a corrispondere la rata della macchinina. 

‘Spero sempre che qualcuno faccia qualcosa!’ 

Coerenza. 

Candidi petali
al vento di primavera –
le mie orme
sul fango
inseguendo la morte

Non è sufficiente desiderare ardentemente la morte, bisogna avere il coraggio di abbracciarla. E questa è tutta un’altra storia!

Imperdonabile, far crescere i propri figli in un paese di merda.

‘Si mente il meno possibile soltanto se si mente il meno possibile, non se si ha il minimo possibile di occasioni per farlo.’ (s.n.)

Fiori di pesco
sul tiepido sole.
Ali di farfalla –
spezzate dal rancore
d’inverno. Dell’uomo

Cielo cupo
indugiano le rondini –
fiori di mimosa
su strade bagnate
di sangue innocente

Giallo in tripudio
tra le righe nei social.
Fiori di ciliegio –
macchiati del sangue
di bambini mai nati

Cielo stellato –
sulla strada bagnata
fiori di ciliegio

Grigio dimane –
ancor tace l’usignolo
onde cinigie

Scrivo nella solitudine / della mia disperazione / questi versi, forse gli ultimi. // Non c’è tempo, né la lucidità / per seguire una metrica, / né una rima o metafore. // Mi sono emozionato guardando / il cielo stellato, il sole splendente, / le nuvole, il temporale, / le aspre montagne e i mari / placidi o burrascosi. // Ho amato, / ho gioito, / ho sofferto, // seguendo il filo sottile del destino / che altri hanno teso per me / fino alla morte, / oramai all’orizzonte. // Non c’è più tempo per il rimpianto, / non c’è più tempo per sognare, / non c’è più tempo per rimescolare le carte. / I giochi sono fatti: // ho perso! // Mi resta solo da vivere / quest’ultima emozione, / in solitudine, come sempre / con il fiato sul collo / del tempo che passa, inesorabile, / e un turbinio di pensieri / che offusca la mia mente // nel mistero di quello che sarà.

Carciofara, come appellativo, direi calza a pennello.
Senza offesa per chi raccoglie carciofi, naturalmente!

È nell’anonimato dei social che emerge l’insieme delle naturali inclinazioni che concorrono alla formazione del carattere delle persone, liberate dalle ipocrite maschere di circostanza. Dispiace che, il più delle volte, ne emergano perlopiù nefandezze.

“Che omiciattoli bavosi! Un tempo i potenti che sbagliavano si suicidavano o si lasciavano ammazzare con dignità.” (s.n.)

Che si tratti di Ballando con le Stelle, Ferragnez, Meloni, Schlein… diversità non ne trovo: tutti attori consapevoli della medesima squallida sceneggiata; compreso il gregge, in qualità di interprete principale, che, beotamente, dona loro la notorietà per esibirsi.
Elemento, per altro non irrilevante: gli uni ci guadagnano (spesso profumatamente!), gli altri se lo prendono nel culo. Evidentemente, ai più, va bene così!

Laddove si manifesti l’esigenza della della pista da bob nella Conca Ampezzana o lo scempio delle grandi navi, per Venezia, emerge innanzitutto che la criticità non sia da ricercarsi nella mancanza o inadeguatezza delle infrastrutture, ma, fatta salva la buona fede (?), nella reale capacità da parte degli amministratori preposti, di valorizzazione e tutela di beni di inestimabile bellezza.

È nella spontaneità dei piccoli gesti quotidiani che si manifesta la natura autentica delle persone. La stessa che, il più delle volte, risulta rivelare una mediocrità disarmante.

Cancellati dalla marea, i miei ricordi scritti sulla sabbia // nulla tra le mie mani / nulla nei miei desideri / nulla nei miei sogni / nulla nei miei pensieri / nulla nel mio domani. // Nella burrasca // il mio urlo disperato / non si ode // e la morte, che forse, anche oggi non verrà.

Cadenzato dal ritmo / incessante della pioggia / nella solitudine / in questo grigio / e freddo inverno / che non avrà fine, / ascolto / lo scorrere lento / e inesorabile / della mia vita. // Solo vaghi e fugaci / ricordi di gioia / sopraffatti dal tormento / evanescenti, // come le orme / dei miei passi / sulla strada bagnata / che il sole // asciugherà… domani.

Agognata / nella disperazione / temuta / nella gioia. / Sempre al mio fianco / discreta e riservata / mi accompagni / nell’attesa / dell’unica certezza. // Ti bramo / in questi giorni grigi / di tristezza e desolazione / invoco il tuo abbraccio / unico e indissolubile / sola speranza / di pace e serenità

Colpisce, come certi articoli scritti in maniera impeccabile nella forma, esprimano, in realtà, un impressionante vuoto nel contenuto.

Dai rumor sembra proprio che i ‘Ferragnez’ siano stati infuencer di loro stessi.
Endemico: ‘zeitgest’ che vai, apostati che trovi.

Basterebbe l’effetto stupore a bocca spalancata (e sguardo fisso da idiota), della giuria di Italia’s Got Talent, per capire.
Ai più piace.

Gli stessi che invocano norme più severe per la sicurezza sul lavoro, sono poi, gli stessi, che celebrano ‘fleximan’ quando vengono abbattuti gli autovelox.

Vago, alieno in questo mondo / nel silenzio dei miei pensieri e / il frastuono dell’indifferenza. // Uno squarcio, di fuoco / dissolve i miei sogni / nella nebbia, di questa notte tetra / inseguendo il richiamo soave // della morte.

Solo il silenzio / dell’indifferenza / oltre i miei passi / sulle foglie d’autunno // e un foglio vuoto, / sgualcito, / dove scrivere / della mia morte / prima dell’alba. / Che non verrà.

Al di là dei luoghi comuni, bisogna comunque prendere atto che, in linea di massima, i no-suv, sono soprattutto coloro che il suv non se lo possono permettere. Una riflessione in merito, sarebbe quantomeno doverosa.

Non avere séguito nei social comporta indubbiamente dei vantaggi; tra gli altri: scrivere qualsiasi stronzata, che tanto non ti caga nessuno!

Mentre nei social si vive un clima di esaltazione per l’hashtag #GoodOmens, io ho disdetto l’appuntamento dal dentista e non certo per guardarne una puntata.

Sembra che, in autostrada, piloti e pilotesse, considerino degradante viaggiare sulla corsia libera più a destra.
Champions League, Grande Fratello… sempre ai vertici delle classifiche di audience; ma naturalmente è solo un caso.

Naufrago, / nel tormento / della mia disperazione // vorrei urlare il mio dolore! / sul silenzio assordante dell’indifferenza / in questa notte… cupa / e tenebrosa. // Ma oramai è tardi. / Il mio tempo è scaduto. / Socchiudo gli occhi / in attesa dell’alba… // che non verrà.

«Show, don’t tell» ovvero mostralo, non dirlo. L’impasse, poi, sta nel fatto che nessuno è Raymond Carver…

Indipendentemente che si tratti di macro-cicli, spostamento dell’asse terrestre, complottisti… una settimana con la brina, alle sei del mattino, non può essere considerata ‘inverno’.

Riconoscere l’importanza e il valore, in senso lato, dell’agricoltura dovrebbe essere una priorità per chiunque. Sostenere ad cazzum la protesta di questi giorni, è dimostrazione, non soltanto di sciacallaggio politico, ma anche di miopia nei confronti della situazione reale.

Per avere successo ed affermarsi nella ‘repubblica delle banane’, più che meritocrazia, è necessario possedere una buona dose di arroganza; oltre, naturalmente, avere la faccia come il culo.

Alla luce anche degli ultimi tragici eventi, resta comunque da capire, quali siano le qualità preferite dalle donne nella scelta del loro partner.

Quando sui pannelli a messaggio variabile (PMV) delle autostrade italiane, si legge ‘Mantenere la distanza di sicurezza’ o ‘Occupare la corsia libera più a destra’, si ha come la sensazione di essere presi per il culo; salvo, forse, il tentativo del sistema dedicato, di voler essere divertente.
In ogni caso non fa ridere.

Il giorno in cui le istituzioni decideranno di far rispettare il codice della strada, sarà sempre troppo tardi. Scandolosa, e criminale, la scelta delle autorità preposte di non intervenire.

Non manca mai l’idiota che, nelle grigie giornate invernali e d’autunno viaggia a fari spenti con l’auto color nebbia.
Solo un caso? Non credo visto quali sono le argomentazioni che riscontrano più consenso nel… ‘Paese’.

Se non fossi nato in Italia e se non conoscessi gli italiani, potrei, forse, considerare il ’Made in Italy’ un valore di cui essere fieri.

I più, inciampano usando alla cazzo il suffisso “nazi”. Oltre a tradire il loro pensiero, rivelano il loro vero essere: burattini; privi di idee proprie e di capacità di analisi.

Giusto, lo sdegno per il crudele assasinio di una giovane donna. Inaccettabile, invece, l’indifferenza dei più, e soprattutto delle istituzioni, di fronte agli omicidi che quotidianamente si perpetrano sulle strade italiane.

Con gli anni ho maturato, mio malgrado, la convinzione che l’idea, di dare forma legale all’unione fisica e spirituale con una donna (nello specifico mia moglie) per stabilire di vivere in comunità di vita, sia stata una cagata pazzesca.
Fermo restando che non sono attratto dalle persone del mio stesso sesso, va da se, che la scelta migliore sarebbe stata il celibato.

Non è necessario sostenere le ragioni dell’indifendibile per dimostrare di essere idioti; il più delle volte è sufficiente chiudere gli occhi e scegliere lo schieramento ideologico di appartenenza.

I più ‘scafati’ (politicamente s’intende!) acquistano su Amazon i libri della “sacerdotessa” sul NWO: uno spasso.

Un’asseverazione mi viene spontanea: meno Montessori e più maestro Gasparoni; anche il maestro Campigotto non era male!

Quindi: se il figlio è un galantuomo, il merito è della famiglia; se il figlio è un manigoldo, la responsabilità è della societa.

Avantièri, il pregiatissimo Radicchio Rosso di Treviso IGP, costava diciannove euro al chilogrammo; sarebbe curioso sapere quanto, il bifolco con la Stelvio, paga gli africani che lo raccolgono.

Quando poi sui social, qualcuno scrive qualcosa di sensato, il risultato è sempre una discussione sul nulla… perchè il nulla è ciò che sono i partecipanti alla discussione.

Attrici ‘abbronzate’ con acconciatura afro e pantaloni a pagliaccetto, spopolano nelle pubblicità; non è necessario essere complottisti, riflettendo, ce la si può fare a capire… forse.

Devo riconoscere mio malgrado che, attualizzata, la storiella del figliol prodigo avrebbe un tantino rotto i coglioni; anzi, a pensarci bene, mi sembra proprio una cagata pazzesca.

Sono altresì certo, che l’opinione di mia sorella sia diametralmente opposta.

Non ho mai avuto fortuna con le donne. La più sincera faceva la ballerina di lap dance al Millelire: zoccola; dichiarata, a differenza delle altre.

Almeno ora, alla luce degli eventi attuali, una riconsiderazione della storia del XX secolo, sarebbe quanto meno doverosa, ma si sa, il senso critico e la capacità di analisi sembrano essere doti, per i più, sconosciute.

Solo la morte potrà liberarmi dalle angustie della mia miserabile esistenza; solo allora, forse, avrò pace, ma temo non sarà oggi.

Invano cerco / tra i meandri della mente / il perchè.

Giunge l’alba / temuta, agognata / e sorella morte.

Il Paese pullula d’imbecilli; è triste prenderne atto e doverne riconoscere anche tra ‘amici’ e parenti.

Ai miei tempi, quando c’era il Maestro Campigotto, i bambini gridavano di meno… anzi, proprio non gridavano.

Ho sempre pensato alla Germania come ad una grande Nazione, ai tedeschi come ad un grande popolo; fermo restando che la Germania a cui mi riferisco, non è quella dei giorni nostri.

Devo, mio malgrado, ammettere che, se non fosse per mia figlia, avrei maturato una pessima idea delle donne.

Chi sostiene che i gatti siano espressione manifesta dell’opportunismo, non ha, evidentemente, mai avuto a che fare con una donna.

A vedere le ricette della nonna pubblicate sui social o proposte magistralmente dai “media”, sembra quasi che la pellagra non sia mai esistita e soprattutto che gli italiani non abbiano mai barattato mogli e figlie con gli ameri-cani, per un pezzo di cioccolata (memoria corta gli italiani!), ma questa è un’altra storia…

Ragione aveva il grande, grandissimo Claudio E. quando scriveva che ‘Gli Italiani sono i più cafoni d’Europa […]’.

Su ogni bigliettino ho scritto il nome di una donna che ho amato; chiudendo gli occhi ne ho estratto uno a caso, per decidere, fra tutte, quale sia la più troia.

Debbo riconoscere che gli scarponi italiani per hiking tecnico Made in Vietnam, sono realmente top di gamma; sono costati una piccola fortuna, ma la qualità c’è tutta e soprattutto, si sente… mica robaccia ‘Meid in Ciaina’!

La magica atmosfera della Val Montanaia rinfranca il cuore; in compagnia di mia figlia, è stato come vivere un sogno: tanta fatica compensata da una gioia immensa!

Resta il fatto, che a cinquantanove anni suonati, posso ancora scegliere la donna con cui scopare; under 40, s’intende!

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